PRIMA DEL GIORNO –  testo introduttivo di Sandra Benvenuti


Autore eccentrico, anti-seriale e in continuo movimento, con istintiva naturalezza Donaggio sposta il suo credo surrealista verso il simbolismo, e Prima del Giorno ne è la dimostrazione visiva.
Nel 1928, il noto psichiatra, psicologo e storico della cultura Carl Gustav Jung affermava che l’inconscio è composto da immagini, gli archetipi che determinano lo psichico, e la cui rappresentazione simbolica si esprime attraverso i sogni, l’arte e la religione. Jung sottolineava che un’immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato, ossia quando possiede un aspetto più ampio, inconscio, che non è mai definito con precisione o compiutamente spiegato. Semmai funziona come apertura verso un universo magico e misterioso. Questa affermazione di Jung descrive bene il lavoro di Donaggio Prima del Giorno, straordinario progetto che prende forma nella flebile luce dell’alba – spazio temporale da cui prende il titolo –
Il processo creativo dell’artista non nasce mai durante lo scatto ma nella fusione degli elementi che incontra lungo la via del suo cammino. Il punto di partenza di tutto il suo lavoro è la pre-visualizzazione del progetto da realizzare. Lo sviluppo del tema da interpretare è pensato e pianificato prima nella sua mente e poi trasposto sulla stampa con la post-produzione. Prima del Giorno è la sintesi di questo processo creativo. L’autore scruta l’ambiente metropolitano che lo circonda e si sofferma sul tutto: dal dettaglio all’insieme, e lo ricompone nella sua fotografia come lo vedesse per la prima volta, donandogli una nuova vita. Partendo da un paesaggio reale, l’artista cattura in momenti diversi con la sua fotocamera frammenti di un quotidiano fatto di cose e persone, poi, come farebbe un antico alchimista, Donaggio estrae gli elementi reali fotografati e li fonde nell’inconscio di un immaginario imprevedibile e affascinante.
In questo progetto Donaggio sradica l’uomo dal contesto reale e lo trasferisce in un mondo nuovo, magico, non privo di ostacoli, ma libero nel suo concetto intellettuale. L’artista rielabora la materia di muri urbani o sculture di marmo, e ne rimodella le forme, crea uno scenario nuovo, dove l’uomo è sempre un viaggiatore nei suoi momenti di libertà e di angoscia. Le piazze immense, le geometrie marmoree dove emergono elementi bizzarri come sculture, i busti di marmo intrappolati da colonne classiche, le persone senza volto, sono gli attori di uno scenario irreale, come figure immobili e senza tempo in cui traspare un senso di solitudine e mistero. Sono tre i simboli fondamentali che compongo Prima del Giorno: l’uomo, la pietra e le nuvole.
L’interesse dell’autore ancora una volta è rivolto all’uomo, ma se in Stazione Donaggio si interrogava sul grande enigma della vita e sulla domanda esistenziale, in Prima del Giorno volge lo sguardo verso il desiderio, le aspirazioni, le paure; sentimenti spesso sopiti nel vorticoso labirinto della vita. La pietra rappresenta l’illusione umana della stabilità, di qualcosa che rassicura. Ma in questo, le scenografie dei percorsi umani su questa solida base rassicurante cambiano, diventando spesso insidiose. Infine la nuvola, vista dall’autore come un’entità imperscrutabile, dalla comparsa casuale, sempre libera e inafferrabile.
In questi territori l’artista modifica il senso del tutto, donando attimi di luce a nuvole nel loro passaggio, come cocchieri del sogno verso l’alba di un nuovo giorno.