SCULPTURES – testo introduttivo di Sandra Benvenuti

Durante le sue passeggiate a Milano, Franco Donaggio s’imbatte nella grande facciata dell’università Bocconi. La struttura è imponente, il rigore architettonico costruttivo ipnotizza. Pareti di cemento si stagliano maestose verso il cielo e trasmettono all’autore sensazioni di grande fascino e inquietudine. Donaggio ricorda: mi trovavo dinanzi a quell’opera architettonica e la sentivo come una enorme ondata bloccata improvvisamente alla moviola, immobile. Avevo la sensazione di essere l’unico, piccolo spettatore di un limite concettuale che si materializzava in un immenso muro, invalicabile per lo sguardo e la mente. Il limite può essere un ostacolo dalle molteplici facce. Per l’uomo comune, la semplice risposta al vuoto delle domande irrisolte è la religione, per Donaggio lo stesso limite è un concetto da studiare ed analizzare tramite la pratica artistica, per esorcizzarlo e ricomporlo con varie sembianze forse nell’illusione di spingerlo più avanti. L’artista scrive: ho ricomposto il grande muro con nuove sembianze, di forme anamorfiche, di personaggi resi attori nel mio teatro dell’ignoto. Con questa nuova serie di opere, l’autore intraprende un nuovo percorso di conoscenza interiore, e lo intitola Sculptures. La maestosa parete di pietra, nella composizione dell’autore, si modifica. Grazie al supporto digitale l’artista, come uno scultore, ne modella la materia creando strutture eteree e delicate come il volto di una fanciulla o impavide, come il generale in posa – creato con elementi del nuovo complesso architettonico di piazza Gae Aulenti di Milano – mentre guida il proprio esercito sul grande terreno di battaglia della vita. Anche in questo progetto, come nei precedenti, la firma dell’autore è chiara, il suo intento di scavalcare gli argini del limite è un concetto che emerge in ogni singola opera.